Vite in affitto
Seppure siamo ancora nella situazione dove alcune Regioni e Comuni hanno ancora la procedura aperta per la presentazione, assegnazione e erogazione del contributo all’affitto, altre stanno per partire con bandi (ora Friuli e Liguria, a giugno Veneto) e altre ancora irresponsabilmente lo faranno a settembre (Piemonte).
I dati che sono arrivati parlano di una tendenza generale e per tutti I Comuni di aumento esponenziale delle domande rispetto all’anno precedente. Questo era disgraziatamente prevedibile (e lo avevamo già denunciato), ma allarmante è l’aumento numerico delle domande di contributo che mettono ancora più in evidenza gli effetti esplosivi dell’insufficiente rifinanziamento del fondo da parte del Governo.
Lo avevamo detto, e ci rammarichiamo di aver avuto ragione, la crisi economica avrà degli effetti ancora più devastanti per le famiglie in affitto, che causa della perdita o riduzione del lavoro, non potranno piu’ sostenere un canone locatorio che già in tempi pre-covid spesso incideva per oltre il 40% del reddito familiare. Denunciavamo il rischio di uno tsunami sociale, di una bomba ad orologeria se si fosse verificata l’equazione perdi il lavoro = perdi la casa. Il blocco dell’esecuzione degli sfratti al 1 settembre non può dare il tempo agli Enti Locali di realizzare politiche concrete per risolvere il dramma casa. Proprio per disinnescare questa bomba sociale l’adeguato rifinanziamento del fondo contributo affitto era e rimane una misura tampone essenziale e strategica per evitare l’insorgere della morosità incolpevole.
I primi dati a disposizione, anche se parziali e provvisori, ci confermano un quadro devastante: Le domande presentate sono in crescita esponenziale, I numeri sono allarmanti: In Lazio oltre 55000 domande (relative a soli 6 comuni) di cui 49.000 a Roma, 61.000 in Campania, 17.000 solo a Milano. Nella ricca Toscana I numeri possono sembrare più contenuti (ma non lo sono rispetto al numero complessivo di residenti per città) sono comunque triplicati, come nel suo capoluogo, rispetto all’anno precedente: 3495 a Firenze, 1800 a Prato, 1300 a Livorno, 700 a Pisa.
E questa fotografia del bisogno casa si aggiunge la domanda ad oggi ignorata degli studenti fuori sede I quali, rischiano di veder negato il loro diritto allo studio per impossibilità di sostenere il costo pre-covid di una stanza in affitto nelle città universitarie. “Confermo la mia proiezione di almeno tra le 600.000 e le 800.000 domande di contributo affitto a livello nazionale e stiamo parlando di famiglie. -sottolinea Massimo Pasquini, segretario dell’Unione Inquilini -Sarà catastrofe ma sembra che non interessi a quasi nessuno del ceto politico. Il governo non sta raccogliendo questi dati.”
L’insufficiente finanziamento nell’ultimo decreto del Governo deve essere assolutamente corretto.
In Regione Toscana, i consiglieri Tommaso Fattori e Paolo Sarti del gruppo SI, Toscana a Sinistra, hanno depositato una mozione che riprende i contenuti della mozione che Rifondazione e e Rete città in Comune stanno facendo circolare in Italia, dove impegna specificatamente la Regione a chiedere al Governo un congruo rifinanziamento del fondo contributo affitti, di procedere alla semplificazione e accorpamento delle procedure per il sostegno all’affitto a sollecitare I Comuni per l’individuazione in tempi brevi di un primo elenco di immobili inutilizzati e compatibili con la residenza per la loro assegnazione a patrimoio ERP. Ma non ultimo. Proprio perché il dramma casa, legato agli effetti della crisi economica emerga nella sua reale dimensione, la mozione impegna la Giunta a “a provvedere, altresì, il prima possibile, alla pubblicazione di un resoconto delle domande (accolte, respinte, non pervenute nella scadenza) di richiesta di contributo affitto per gli anni 2019 e 2020, anche al fine di paragonare l’incidenza avuta su questa misura a causa dell’emergenza Covid-19 che si va ad assommare a una situazione abitativa già ordinariamente molto grave.”
L’aumento vertiginoso delle domande per il contributo all’affitto ci parla dello tsunami sociale in avvicinamento che deve essere assolutamente neutralizzato: rifinanziamento adeguato del fondo, contributi congrui e loro erogazione in tempi rapidi (pena l’inutilità e l’inefficacia della misura) per la durata degli effetti sul lavoro della crisi economica sono misure essenziali che devono essere messe in campo.
L’uscita dal Covid 19 non può significare tornare a come prima, soprattutto nel campo del diritto alla casa. I decenni precedenti all’epidemia sono stati sotto l’insegna della negazione del bisogno casa, della solitudine e sofferenza a cui erano condannate le famiglie che non potevano trovare soluzione nel mercato privato. La crisi economica del post covid farà decuplicare il numero delle famiglie che necessitano di un alloggio popolare, che rischiano di perdere la casa se non viene messo in campo una seria politica abitativa a partire da una nuova legge sui canoni d’affitto nel mercato privato. Proprio la crescita esponenziale di questo bisogno che caratterizzerà tutta la fase post covid impone politiche strategiche sul diritto alla casa e diritto all’abitare a partire dalla valorizzazione e ampliamento del patrimonio di case popolari accelerando la manutenzione delle decine di migliaia di alloggi vuoti da anni in attesa, spesso, di piccoli interventi e, non ultimo, di realizzare un piano casa straordinario basato principalmente sul recupero del patrimonio pubblico dismesso
Ma ora l’emergenza ci dice che deve essere trovato un adeguato finanziamento per evitare che insorga la morosità incolpevole che copra il tempo necessario per realizzare politiche strategiche mai fatte in questi ultimi decenni. Ma ora l’emergenza ci dice che la scadenza del blocco dell’esecuzione degli sfratti al 1 settembre deve essere ulteriormente slittata al 31 giugno 2021 perché questi sono I tempi necessari per vedere I primi effetti di una seria e rinnovata politica sulla casa!