Una valanga di licenziamenti. Ecco l’unico miracolo di Meloni
Mentre il governo porta avanti la balla del lavoro che cresce oltre 183mila persone sono state travolte da licenziamenti e crisi aziendali.
Mentre il governo porta avanti la balla del lavoro che cresce oltre 183mila persone sono state travolte da licenziamenti e crisi aziendali.
Mentre il governo Meloni porta avanti la balla del lavoro che cresce – senza dire che la gente campa con salari da fame – ci sono oltre 183 mila lavoratrici e lavoratori travolti dagli effetti di crisi aziendali o di settore nei comparti dell’industria e delle reti. A fornire i dati è un report dell’area delle Politiche industriali della Cgil. A soffrire maggiormente sono i settori interessati dalle grandi transizioni in corso: automotive, siderurgia, produzione dell’energia, chimica di base, telecomunicazioni.
MENTRE IL GOVERNO MELONI PORTA AVANTI LA BALLA DEL LAVORO CHE CRESCE OLTRE 183MILA PERSONE SONO STATE TRAVOLTE DA LICENZIAMENTI E GRAVI CRISI AZIENDALI
Vediamo nel dettaglio. Altri tre mesi di cassa integrazione per cessazione d’attività per i 51 lavoratori della Minermix, azienda di produzione e commercializzazione di materiali da costruzione con sedi a Galatina (Lecce) e Fasano (Brindisi). Attiva da quasi 40 anni, la società è rimasta invischiata nella palude che ha coinvolto Acciaierie d’Italia (ex Ilva), sua principale committente. Situazione molto complicata alla Fontanot di Cerasolo di Coriano e Villa Verucchio (Rimini), impresa specializzata nella produzione di scale. È in stato di liquidazione, e il curatore giudiziale ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per gli ultimi 37 lavoratori.
Licenziati dalla Italiana Costruzioni via whatsapp, il 21 dicembre, sono stati 50 operai dei 64 impegnati nel cantiere per la costruzione del centro di biotecnologie Rimed di Carini (Palermo). Cassa integrazione a zero ore fino al 30 settembre 2024 (con possibile proroga di tre mesi) per i 468 telefonisti dei call center Almaviva di Palermo e Catania. Rimane difficile la situazione all’agenzia Dire. Si sta trattando sugli oltre 10, tra giornalisti e poligrafici, licenziati a dicembre. Mentre sono state revocate le sospensioni dei 17 della redazione romana. Sospesa il 1° gennaio la produzione alla Elcograf di Treviglio (Bergamo). I 95 dipendenti verranno via via trasferiti negli altri impianti del gruppo, ma fino al 30 luglio saranno in cassa integrazione straordinaria. La società (gruppo Pozzoni), attiva nel settore di stampa e tipografia, ha anche dichiarato 20 esuberi.
DA NORD A SUD, DA ELECTROLUX AD ALMAVIVA
Nell’incontro al ministero delle Imprese del 24 gennaio la multinazionale svizzero-americana Te Connectivity, produttrice di componenti per l’elettronica, ha ribadito la chiusura entro settembre 2025 dei due stabilimenti di Collegno (Torino) e il licenziamento di 220 lavoratori. Sono 373 gli esuberi dichiarati il 18 gennaio da Electrolux in Italia. Firmato il 16 gennaio il verbale per la proroga per ulteriori 12 mesi della cassa integrazione straordinaria in deroga per i 1.354 lavoratori del polo siderurgico Jsw Steel Italy di Piombino (Livorno). Proroga di sei mesi del contratto di solidarietà (scaduto il 31 dicembre scorso) per i 300 lavoratori dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra (Trieste) di Wärtsilä Italia. Sono 72 i licenziamenti, su 163 dipendenti, annunciati a fine gennaio dalla Tecopress di Dosso (Ferrara), storica azienda (fondata nel 1971) produttrice di componenti stampati in alluminio per motori.
Il 19 gennaio la Idrosapiens di Leini (Torino) ha comunicato la chiusura dello stabilimento il 3 aprile prossimo e il conseguente licenziamento dei suoi 44 lavoratori (più altri quattro addetti nella sede milanese di Cormano). Finisce la quasi trentennale storia della ex Pasta Julia di Spello (Perugia), oggi In Food, e dei suoi 26 dipendenti. Il 23 dicembre l’azienda ha comunicato ai sindacati la dismissione dell’attività. Firmata il 1° febbraio l’intesa alla Cesare Fiorucci di Santa Palomba (Roma) sugli incentivi all’esodo volontario, a fronte dei 155 esuberi (pari al 40% del personale) inizialmente chiesti dall’azienda alimentare.
OLTRE DUEMILA I DIPENDENTI DELL’EX ALITALIA IN CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA
Sono 286 i lavoratori della “vecchia” Alitalia che escono volontariamente dalla compagnia in amministrazione straordinaria, mentre in oltre 2.142 rimangono in cassa integrazione straordinaria. Il 5 gennaio l’azienda produttrice di siringhe monouso Roncadelle Operations di Brescia ha dichiarato 39 licenziamenti (tutte donne) su 72 addetti complessivi. Siglato il 18 gennaio l’accordo che prevede la concessione della cassa integrazione straordinaria in deroga per i 201 lavoratori della Eurallumina di Portovesme (Sud Sardegna). Altri tre mesi di cassa integrazione straordinaria per cessazione per i 98 dipendenti dell’industria ceramica Saxa Gualdo (gruppo Saxa Gres), meglio nota come ex Tagina, di Gualdo Tadino (Perugia).
TRA FINE ATTIVITÀ E DELOCALIZZAZIONI AUMENTA IL RICORSO ALLA CIG O AI CONTRATTI DI SOLIDARIETÀ. MOLTIPLICATI GLI ESUBERI
L’accordo è stato raggiunto il 25 gennaio, l’ammortizzatore sociale (scaduto il 31 dicembre) è fino al 13 marzo prossimo. La ripresa dell’attività produttiva, legata all’ingresso di un nuovo investitore (le cui trattative sono in dirittura d’arrivo), è prevista non prima dell’estate. Avviata la procedura di cassa integrazione straordinaria per il 20% delle ore lavorate a circa mille dipendenti di sei ipermercati Carrefour di Torino e dell’area metropolitana. Sono sette i lavoratori licenziati dall’azienda di servizi informatici Sixtema nelle sedi di Modena, Firenze e Ancona. Sono 41 gli esuberi annunciati a fine gennaio dalla società di distribuzione farmaceutica Comifar.
Rimane sospesa la situazione dell’azienda di lingerie di lusso La Perla di Bologna. Il 2 febbraio il Tribunale bolognese si è espresso a favore dell’amministrazione straordinaria di La Perla Manufacturing, azienda del gruppo La Perla afferente alla produzione. Per la Filcams Cgil questo è “un altro passo avanti” per il salvataggio dell’azienda. Va ricordato che la proprietà (il fondo Tennor) ha smesso di pagare i fornitori e che da cinque mesi ha interrotto il versamento degli stipendi alle 300 dipendenti. A Londra, dove ha sede il marchio della società, è stata anche aperta un’istanza di fallimento per il mancato pagamento di contributi e imposte per milioni di sterline.
LICENZIAMENTO COLLETTIVO PER 77 ADDETTI DELLA THUN DI BOLZANO
Avviata a fine dicembre la procedura di licenziamento collettivo per 77 addetti della Thun. A motivare la decisione della storica azienda (fondata nel 1950 a Bolzano) di prodotti per la casa e idee regalo, il peggioramento della redditività e la necessità di adottare nuove strutture e strategie. Sono 22 i negozi che verranno chiusi, le dismissioni toccano tutta Italia. I sindacati chiedono l’applicazione degli ammortizzatori e la ricollocazione di lavoratrici e lavoratori in altri punti vendita.
06/02/2024
da La Notizia
Raffaella Malito