Toscana ultima fermata?
Niente sarà come prima…anche nei trasporti in Toscana.
La pandemia Covid19, insieme al cambiamento climatico, ha evidenziato in modo drammatico tutte le contraddizioni di un sistema sociale ed economico basato sul profitto e sulla competizione, incapace ormai di garantire i diritti basilari delle persone, come la salute, il lavoro, la scuola, la tutela del territori. In questi mesi è cresciuta la consapevolezza di ciò in ampi settori popolari, ma i poteri dominanti ed il capitale, con in testa Confindustria, stanno già utilizzando questa crisi per imporre una ristrutturazione profonda nel modo di lavorare e nelle stesse relazioni sociali, per riproporre il solito modello liberista e modificare a proprio favore i rapporti di forza nella società, facendo leva sul ricatto del lavoro e la mancanza di reddito. Per contrastare questa operazione, sostenuta apertamente dal governo Conte bis, occorre indicare una prospettiva diversa e al tempo stesso sviluppare movimenti di lotta ed obiettivi concreti in grado di rispondere a bisogni di larghe masse.
Anche nel settore dei trasporti occorre una svolta nell’ambito di un nuovo ruolo pubblico e di una urgente riconversione ecologica dell’economia, basata sulla tutela della salute e del territorio e sulla utilità sociale delle produzioni. Anche in Toscana, mettere al primo posto il trasporto pubblico rispetto a quello privato per ridurre i livelli di inquinamento e di congestione, soprattutto nelle aree metropolitane, significa recuperare una capacità di programmazione e di gestione diretta da parte delle istituzioni pubbliche, ponendo fine alle politiche di privatizzazione ed alla logica delle grandi opere inutili e dannose per la collettività, ma funzionali agli interessi delle grandi imprese.
Sentire il presidente Rossi ed il candidato del centrosinistra per le prossime regionali Giani insistere nel progetto di nuovo aeroporto di Firenze e nella realizzazione dei tunnel Tav sotto Firenze per creare nuovi posti di lavoro, vuol dire che non c’è nessuna riflessione autocritica su una concezione dello “sviluppo” tutta basata sulla “turistizzazione mordi e fuggi” della città di Firenze (peraltro andata in crisi con la pandemia), sugli alti costi economici e sul pesante impatto socio/ambientale di queste due opere. Dunque non solo è ancor più necessario nell’attuale drammatico contesto proporre un’alternativa politica, netta e radicale, al centrosinistra ed alle destre, con “Toscana a Sinistra”, ma occorre qualificarla con precise proposte anche nel merito dei trasporti e del diritto alla mobilità.
No al progetto di nuovo aeroporto e ridimensionamento dell’attuale scalo di Firenze, già cresciuto a dismisura, per renderlo compatibile con la vita delle popolazioni circostanti, sì al Parco agricolo della Piana Firenze-Prato-Pistoia, utilizzo dello scalo di Pisa e di Bologna, pur nel rispetto dei limiti di questi aeroporti, ripristino del collegamento ferroviario diretto con Pisa Aeroporto.
Realizzazione/potenziamento di un servizio ferroviario regionale e metropolitano, regolare e cadenzato per offrire una valida alternativa al trasporto privato, da connettere con una rete di linee di filobus elettrici e/o tranviarie su corsia protetta nelle aree metropolitane e con il trasporto pubblico su gomma, sulla base di un’attenta valutazione costi/benefici e nell’ambito di una reale programmazione regionale; un sistema di trasporto pubblico accessibile con una tariffazione unica a prezzi popolari soprattutto per lavoratori e studenti.
Stop all’inutile progetto dl sottoattraversamento Alta Velocità ferroviaria di Firenze, su cui sono stati già sperperati circa 800 milioni di euro, e utilizzo delle risorse risparmiate per potenziare la rete regionale, per migliorare la sicurezza ferroviaria affinchè non accadano più tragedie colpevoli come quella di Viareggio, per rinnovare il parco rotabile e per la messa in sicurezza del territorio, opere necessarie e capaci di produrre davvero nuova occupazione sicura e stabile.
Fermare i nuovi progetti autostradali per dare la priorità alla messa in sicurezza ed alla manutenzione pubblica dell’attuale rete stradale, potenziare le piste ciclabili e la mobilità pedonale, estendendo le zone libere da traffico all’interno delle città.
Costruire un nuovo piano dei trasporti coinvolgendo i Comuni, le popolazioni locali, i lavoratori e lelavoratrici dei trasporti a cui devono essere riconosciuti pienamente diritti sindacali e stabilità del lavoro, e gli utenti del trasporto pubblico, lavoratori/trici, studenti e cittadini/e, che già hanno pagato pesanti disagi a causa delle politiche di taglio e di privatizzazione del servizio di trasporto pubblico.
*Sandro Targetti è ferroviere in pensione, attivista nei movimenti notav e no inc/no aeroporto di Firenze