Rapporto onu rivela crimini di guerra di Israele
Rapporto onu rivela crimini di guerra di Israele
Presentato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il 16 ottobre, dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sul territorio palestinese occupato il rapporto che rivela che Israele ha commesso crimini di guerra nei territori occupati nel periodo preso in esame che va dal maggio 2021 all’agosto 2023.
Per i più ,smemorati o per coloro che continuano a credere alla narrativa che fino al 7 ottobre gli israeliani vivessero in pace ed armonia con il popolo palestinese e che, solo dopo quella data, i cattivi di Hamas abbiano deciso di cancellare Israele dalla faccia della terra, il rapporto, definito dalla commissione ONU doloroso, esamina l’uso della forza da parte di Israele e delle autorità de facto a Gaza, così come le operazioni militari e di polizia israeliane in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est e parti di Israele, nel periodo compreso tra maggio 2021 e agosto 2023.
Il rapporto è stato terminato prima del 7 ottobre. ”Le atrocità a cui abbiamo assistito dal 7 ottobre aggiungono un’urgenza senza precedenti alle nostre conclusioni e raccomandazioni”, ha detto il presidente della Commissione Navi Pillay.
Prima di tutto, la Commissione ha ritenuto che “impedire l’ingresso di cibo e forniture mediche a Gaza costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario”. Inoltre, analizzando gli obiettivi militari e gli effetti incidentali degli attacchi aerei di Israele contro i territori palestinesi, ha concluso che “dato che i danni e le vittime causati dalle azioni delle forze di sicurezza israeliane non erano proporzionali al vantaggio militare, quindi tali azioni costituiscono un crimine di guerra”.
Inoltre, la Commissione ha affermato che le forze di sicurezza israeliane non impiegano alcun mezzo per evitare le vittime civili tra la popolazione palestinese, causando “effetti incidentali sproporzionati, come morti e lesioni inutili”. Così è successo, per esempio, durante l’attacco israeliano a un condominio a Dawli il 9 maggio 2023, che ha causato la morte di Tariq Ezz alDin, comandante delle Brigate Al-Quds, e anche dei suoi due figli: un ragazzo e una ragazza.
La “forza eccessiva” e “la risposta più letale, come le munizioni attive”, sono anche utilizzate dalla parte israeliana quando si tratta di disperdere i manifestanti palestinesi in Israele e nella West Bank, conosciuta anche come Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, nota il rapporto. Questi metodi causano “gravi danni alle persone, compresa la morte o le lesioni permanenti”.
“Quando i manifestanti vengono uccisi a causa dell’uso della forza letale, anche se non rappresentavano una minaccia imminente per la vita o una minaccia che potrebbe causare lesioni gravi, tali azioni violano i diritti alla vita e all’integrità fisica e mentale. Possono equivalere all’omicidio arbitrario e, nel contesto dell’occupazione, al crimine di guerra con omicidio intenzionale”, si legge nel rapporto.
Nonostante il fatto che “Israele, come potenza occupante, sia obbligata dal diritto internazionale a proteggere la popolazione sotto la sua occupazione”, applica sempre più la repressione delle manifestazioni pacifiche, ha sottolineato la Commissione, aggiungendo che “l’attuale occupazione illegale del territorio palestinese” da parte di Israele “ha avuto un impatto schiacciante sulla vita dei bambini palestinesi, che subiscono gravi violazioni dei loro diritti umani, alcuni dei quali possono costituire crimini internazionali”. L’anno 2022 si è rivelato il più mortale per i bambini palestinesi nella West Bank in più di 15 anni.
In questo contesto, il rapporto delle Nazioni Unite sottolinea che “le autorità israeliane devono porre fine all’occupazione in modo immediato, incondizionato e totale, e smettere di impedire al popolo palestinese di esercitare il suo diritto all’autodeterminazione”.
La Commissione ha preso in esame anche la risposta palestinese ai continui attacchi israeliani concludendo che l’uso di razzi e mortai da parte di gruppi armati palestinesi costituisce una violazione del divieto di attacchi indiscriminati e quindi è un crimine di guerra.
Il rapporto nota che i gruppi armati palestinesi “hanno lanciato più di 20.000 proiettili indiscriminatamente verso Israele dal 2008, causando la morte di più di 35 civili israeliani”, ferendo altre 3.230 persone e causando danni a 4.508 edifici in vari luoghi dal 2021. “Questi attacchi hanno causato ansia, trauma e stress costanti ai residenti delle aree colpite di Israele, specialmente quelli che vivono vicino a Gaza”, denuncia il rapporto. “Gli attacchi contro la popolazione civile e il lancio indiscriminato di munizioni sono crimini di guerra”, ha concluso.
Purtroppo, come detto, molti hanno la memoria corta e pensano che il conflitto israeliano-palestinese di questi giorni inizi il 7 ottobre, come del resto hanno creduto che in Ucraina la guerra fosse iniziata il 24 febbraio scorso, ma, come questo rapporto conferma, il conflitto è iniziato molti anni prima ed affonda le sue radici in questioni che si protraggono da decenni senza che nessuno provi a risolverle.
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