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Per non dimenticare: 40 anni fa l’invasione di Grenada

Quaranta anni fa iniziava l’invasione della piccola isola caraibica di Grenada voluta dall’allora presidente statunitense Ronald Reagan, una delle tante azioni militari realizzate dagli Stati Uniti per riportare la democrazia nei paesi che avevano deciso di sviluppare un proprio percorso rivoluzionario popolare che andava contro gli interessi geopolitici della Casa Bianca.

Quaranta anni fa, il 25 ottobre del 1983, il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, con l’attiva partecipazione dei suoi alleati nella regione caraibica, Repubblica Dominicana, Barbados e Giamaica, in particolare, decise l’invasione di Grenada,  una piccola isola dei Caraibi dove furono impiegati più di 8.000 soldati delle forze di terra, mare e aria.

Le truppe statunitensi martoriarono l’isola per diverse settimane, sorpresi da una durissima e inaspettata resistenza dell’esercito rivoluzionario del popolo grenadino e di 1.000 cubani che erano lì per costruire l’aeroporto internazionale dell’isola. L’assalto iniziale avvenne il 25 ottobre 1983, con circa 1.200 soldati, ma trovarono una dura e inaspettata resistenza da parte dell’esercito di Grenada. Pesanti combattimenti continuarono per diversi giorni , ma dopo che la forza di invasione crebbe a 8.000 militari, i difensori soccombettero o dovettero fuggire in montagna.

Gli ottomila marines e i 353 caraibici delle  Forze Caraibiche di Pace (FCP), alleati degli USA, ebbero la perdita di 19 militari e 116 feriti, perirono 25 cubani, 59 furono feriti e 638 catturati. Le forze grenadine persero 45 soldati e 358 furono feriti, 24 civili morirono, molti dei quali nel bombardamento dell’ospedale psichiatrico di Grenada. Così, schiacciato nel sangue, fini ’il tentativo popolare rivoluzionario, guidato da Maurice Bishop, dirigente ancora oggi nel cuore e nella memoria dei grenadini, che era iniziato quattro anni prima.

Nel 1969 Maurice Bishop torna a Grenada dopo aver studiato legge in Inghilterra. Poco dopo contribuì a formare il Movimento per le assemblee del popolo (MAP) e il Movimento per l’avanzata della Comunità ( MACE). 

Nel 1973 queste organizzazioni si fusero in una forza unica sulle basi della difesa del sociale, della lotta per il diritto all’Istruzione e della  Liberazione nazionale, formando il Nuovo Movimento Jewel (NJM). Nel 1979 ci fu la minaccia di un tentativo di assassinare il leader del Movimento New Jewel mentre era fuori dal paese.

Eric Gairy primo ministro di allora, sostenuto e appoggiato dagli Stati Uniti, duramente criticato per i brogli nelle elezioni del 1976 e con evidenti segni di squilibri mentali, stava portando il paese verso il tracollo economico e sociale. Nel 1979 il NJM  con un colpo di stato incruento depone Eric Gairy, che era al momento al di fuori del paese. Fu sospesa la Costituzione e istituito il Governo Popolare Rivoluzionario (People’s Revolutionary Government) ponendo Bishop come Primo Ministro di Grenada.

Il 13 marzo 1979, Maurice Bishop e il NJM occuparono la stazione radio della nazione, con un forte e dispiegato sostegno del popolo,  il NJM prese il controllo del resto del paese. Influenzato dalle idee di Fidel Castro, Che Guevara e Daniel Ortega, il governo rivoluzionario iniziò l’istituzione di consigli popolari a Grenada. L’Unione Sovietica e  Cuba sostennero da subito il nuovo governo rivoluzionario, fornendo aiuti economici e materiali;  con questi fu deciso di costruire una nuova pista aerea per migliorare lo sviluppo del turismo.

Il nuovo governo cominciò a nazionalizzare le poche industrie del paese, avviando una riforma dello stato di stampo progressista, andando incontro alle esigenze di un popolo ridotto a fame e miseria. Per combattere l’analfabetismo, istituì la scuola dell’obbligo e cominciò ad avviare una serie di progetti per modernizzare il piccolo stato di Grenada, che comprendevano la costruzione di nuovi alberghi e strutture turistiche, la realizzazione di un nuovo aeroporto internazionale sulla punta meridionale dell’isola e una modernizzazione della produzione e lavorazione agricola delle colture come banane, canna da zucchero, spezie varie e cacao.

Il 19 giugno 1980, durante una manifestazione popolare a Saint Georges, una bomba scoppiò in mezzo alla gente provocando due morti e decine di feriti; Bishop accusò apertamente la CIA e l’imperialismo statunitense di questo attentato criminale che aveva lo scopo di fermare il processo rivoluzionario grenadino;  pochi mesi dopo ci fu un altro tentativo di eliminare fisicamente la dirigenza del paese, con una bomba collocata sotto le tribune durante un’altra manifestazione popolare.

Nel marzo 1983 ci furono grandi manovre militari della marina degli Stati Uniti nel Mar Caraibico con elicotteri  ed aerei che ripetutamente e provocatoriamente violarono lo spazio aereo di Grenada, mentre 6 navi con mille soldati sostavano a meno di 100 miglia dalla costa grenadina.

All’inizio del mese di ottobre del 1983, al culmine di un violento scontro interno alla dirigenza del MNJ, in particolare tra il Ministro Bernard Coard, il generale Hudson Austin comandante dell’esercito da un lato e Bishop e altri dirigenti dall’altro, riguardante le strategie e le prospettive della rivoluzione grenadina, lo stesso Bishop ed altri Ministri furono posti agli arresti domiciliari da parte della fazione di Coard. Gli arresti del leader, molto popolare tra la sua gente, destabilizzò il paese, facendo scoppiare moti e disordini in tutta l’isola. Il 19 ottobre, i settori popolari fedeli a Bishop, in circa 30.000 marciarono verso Fort Rupert, sede della nuova giunta militare e verso la prigione dove erano rinchiusi gli arrestati, per imporre la liberazione del loro leader e portarlo in trionfo. Subito dopo comparvero autoblindo e camion militari con miliziani che sequestrarono Bishop, la sua compagna incinta Jacqueline Creft e diversi membri del suo governo, che poi furono giustiziati mediante fucilazione. Nella feroce repressione più di 100 civili, molti dei quali bambini, persero la vita in una vera e propria strage .

Il colpo di stato aveva insediato al potere una giunta militare guidata dal generale dell’esercito Hudson Austin, con il nuovo MRC (Military Revolution Council) che sostituirà l’ormai disciolto NJM.

Il paese restò traumatizzato, sbandato, confuso. Nella popolazione si diffuse un sentimento di tradimento dei dirigenti della rivoluzione. Il governo statunitense che in quei quattro anni di Rivoluzione aveva apertamente osteggiato e minacciato Bishop e il partito New Jewel che l’aveva diretto, accusando Grenada di approntare strutture per diventare un avamposto militare dell’Unione Sovietica, approfittò immediatamente della situazione di caos e sbandamento per occupare l’isola. Mediante la denominata Operazione “Furia Urgente”, invase Grenada, isola caraibica che aveva una popolazione di 91.000 persone, situata a circa 160 km a nord del Venezuela, e sfruttando la scusa dell’avvenuto colpo di stato sanguinario, in alcune settimane nonostante una valorosa resistenza, ebbe ragione delle forze rivoluzionarie e popolari, riportando così Grenada nell’orbita di influenza statunitense.

Bernard Coard, Phyllis Coard, Selwyn Strachan, John Ventour, Liam James e Keith Roberts , furono arrestati il 31 ottobre 1983. I leader del colpo di stato furono messi sotto processo nel mese di agosto 1986. Insieme ad altri 13 furono condannati a morte. Tale sentenza fu poi commutata in ergastolo nel 1991.

Il 2 novembre 1983, l’Assemblea Generale dell’ONU con 108 voti a  favore e 9 contrari, approvò una risoluzione di condanna dell’intervento armato degli Stati Uniti, chiedendo il ritiro delle sue truppe. In seguito fu formato un nuovo governo civile, designato e scelto dalle autorità militari statunitensi, presieduto dal protetto degli Stati Uniti Herbert Blaize.

Il 25 ottobre è un giorno festivo a Grenada dove si ricorda l’inizio della ” missione di salvataggio ” (come Reagan soprannomino’ l’invasione ) dei grenadini . Coloro che ancora piangono le vittime di quella strage chiedono che il 19 ottobre sia dichiarato “Giorno dei Martiri” e diventi un giorno  per ricordare che ci sono ancora dei  familiari che devono seppellire i loro morti.

Chi era e cosa è stato Maurice Bishop

Maurice Bishop nasce ad Aruba, nelle Antille Olandesi, il 29 maggio 1944, a Londra dove studiava entrò in contatto con i Black Power e con le idee dei leader neri quali Malcolm X, Martin Luther King e Kwame Nkrumah. Rientrato a Grenada nel 1970, iniziò l’attività di avvocato alla quale affiancò l’impegno politico. Nel 1973 divenne capo del partito  NJM (New Jewel Movement). Eletto, entrò in parlamento e per diversi anni ricoprì la posizione di leader del partito d’opposizione contro il governo del Primo Ministro Eric Gayri e il suo partito, il GULP (Grenada Uniti Labor Party), fino al processo rivoluzionario del 1979.

 Da “Nel cortile di nessuno” di Maurice Bishop, aprile 1983.

Cari sorelle e fratelli della libera Grenada

Oggi, un mese dopo la storica rivoluzione del nostro popolo, vi è pace, calma e tranquillità nel nostro paese. In effetti, vi è stato un enorme calo del tasso di criminalità grazie alla nostra rivoluzione. Alcuni stranieri residenti nel Levera Bathway si sentono così al sicuro oggi che hanno consigliato al commissario di polizia che avrebbe potuto chiudere la stazione di polizia in quella zona. Un numero insolitamente elevato di turisti per questo periodo fuori stagione stanno attualmente godendo della bellezza della nostra terra e il calore della nostra gente, e questo è così, nonostante il fatto che abbiamo appena avuto una rivoluzione, e che una possibile e reale minaccia di una invasione mercenaria,  aleggia sul nostro Paese.
Per questo vogliamo che il popolo di Grenada e dei Caraibi si renda conto che, se tutto ad un tratto i turisti cominciassero a farsi prendere dalla paura e lasciassero il paese, o smettessero di venire nel nostro paese , allora dovrebbero comprendere che questo è avvenuto dopo le velate minacce da parte dell’ambasciatore degli Stati Uniti rispetto alla sicurezza della nostra industria turistica. L’ambasciatore, il signor Frank Ortiz , nella sua ultima visita a Grenada di qualche giorno fa, ha  subdolamente sottolineato l’ evidente importanza del turismo per il nostro paese. L’ambasciatore ha poi avvisato che se continuiamo a parlare di quelle che lui chiama “invasioni mercenarie da eserciti fantasma” potremmo perdere tutti i nostri turisti…
Alla fine della nostra discussione, Martedì, l’ambasciatore mi ha consegnato una dichiarazione dattiloscritta di istruzioni del suo governo, per essere consegnate a noi. Nella parte più importante di tale dichiarazione si legge, e cito: “[…] Anche se il nostro governo riconosce le vostre preoccupazioni per le accuse di un contro-colpo di stato possibile, esso però ritiene anche, che non sarebbe nel migliore interesse di Grenada richiedere l’assistenza di un paese come Cuba per prevenire un attacco del genere. Vedremmo con dispiacere qualsiasi tendenza da parte di Grenada di stringere legami con Cuba“.

È ben noto a livello internazionale che tutti i paesi indipendenti hanno un pieno, libero e senza ostacoli diritto di condurre i propri affari interni . Pertanto non riconosciamo alcun diritto degli Stati Uniti d’America a istruirci con chi possiamo sviluppare le relazioni e con chi non possiamo.

Dal primo giorno della rivoluzione abbiamo sempre cercato di avere e sviluppare relazioni strette e  amichevoli con gli Stati Uniti, così come con il Canada, la Gran Bretagna, e tutti i nostri vicini dei Caraibi, inglesi, francesi, olandesi e di lingua spagnola; e noi intendiamo a continuare a lottare per migliorare questi rapporti . Ma nessuno deve fraintendere la nostra amicizia e apertura, come un pretesto per utilizzare arroganza e ingerenza nei nostri affari, e a nessuno, non importa quanto grande e potente sia, sarà permesso di dettare al governo e al popolo di Grenada con chi possiamo grado avere rapporti di amicizia, e che tipo di relazioni dobbiamo avere con gli altri paesi.
Non abbiamo passato 28 anni di lotta contro il Gairynismo (da Gayri il politico precedente,nda) , e soprattutto gli ultimi sei anni di terrore per conquistare la nostra libertà, per poi buttarla via e diventare uno schiavo o lacchè di qualsiasi altro paese, non importa quanto grande e potente.
Noi respingiamo totalmente la tesi dell’ambasciatore statunitense, che potremmo invitare i cubani a venire in nostro aiuto, solo dopo che i mercenari siano giunti e ci attacchino. Francamente, e con il massimo rispetto, un argomento più ridicolo difficilmente può essere immaginato. È come chiedere a un uomo di aspettare fino a quando la sua casa brucia, prima di andarsi a comprare un estintore. No, abbiamo intenzione se possibile, di dotarci dell’estintore prima che il fuoco cominci!
E se il governo di Cuba è disposto a offrirci aiuto, saremmo più che felici di riceverlo.
Sorelle e fratelli, quello che abbiamo costruito è un processo indipendente. La nostra rivoluzione è stata una rivoluzione popolare, non un colpo di stato, ed era e non è in alcun modo, un movimento di minoranza. Siamo un paese piccolo, siamo un paese povero, con una popolazione in gran parte di origine africana, siamo parte del Terzo Mondo sfruttato, e dobbiamo necessariamente avere una partecipazione nella ricerca della creazione di un nuovo ordine economico internazionale, che possa contribuire a garantire giustizia economica per i popoli oppressi e sfruttati del mondo, e nel garantire che le risorse siano usate per il beneficio di tutti i popoli del mondo, e non per una piccola minoranza di profittatori . Il nostro obiettivo, quindi, è quello di unire tutte le organizzazioni e forze, e cooperare con tutti i paesi che ci aiuteranno a diventare più indipendenti e più padroni delle nostre risorse. A questo proposito, nessuno che comprende la realtà di oggi, può sfidare seriamente il nostro diritto di sviluppare rapporti di cooperazione con una serie di paesi.

Grenada è un paese sovrano e indipendente, anche se un minuscolo granello sulla mappa del mondo, e ci aspettiamo che tutti i paesi rispettino rigorosamente la nostra indipendenza, come noi rispetteremo la loro. Nessun paese ha il diritto di dirci cosa fare o come fare funzionare il nostro paese o di chi possiamo essere o non essere amici. Noi certamente non intendiamo indicare ad altro paese che cosa fa.
Noi non siamo il cortile di qualcuno, e noi sicuramente non siamo in vendita. Chiunque pensi di poterci intimidire o minacciarci non ha chiaramente alcuna cognizione, idea ,o indizio di quale stoffa siamo fatti. Essi non hanno chiaramente alcuna idea delle lotte tremende che il nostro popolo ha sofferto negli ultimi sette anni. Anche se piccolo e povero, siamo orgogliosi e determinati. Preferiamo dare la vita prima di compromettere, vendere, o tradire la nostra sovranità, la nostra indipendenza, la nostra integrità , la nostra determinazione ed il diritto del nostro popolo al progresso di autodeterminazione nazionale e sociale.

Viva la rivoluzione ! Viva Grenada libera!
Maurice Bishop

(Tratto da un testo di Enrico Vigna)
www.occhisulmondo.info

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