NASSIRYA, MILITARI ITALIANI UCCISI DA CHI LI MANDÒ IN IRAQ
I militari italiani non dovevano essere in Iraq, furono uccisi da chi li mandò a Nassirya.
Nel ventennale della strage di Nassiriya dobbiamo dissociarci da celebrazioni che rimuovono la verità storica.
A Nassiriya noi italiani eravamo dalla parte sbagliata, quella di una guerra criminale scatenata dagli USA e dalla Gran Bretagna sulla base di menzogne su inesistenti armi di distruzione di massa. L’aggressione, la distruzione e l’occupazione dell’Iraq sono stati un crimine imperialista occidentale.
Julian Assange è sepolto in un carcere inglese da anni per aver rivelato i crimini commessi contro i civili dagli Stati Uniti, in quel conflitto e nei successivi.
Secondo un rapporto redatto in luglio dalla statunitense Brown University la falsa “guerra al terrorismo” dal 2001 ha causato complessivamente 4,5 milioni di morti. Più di 1 milione dei quali in Iraq.
È proprio in ragione del rispetto dovuto ai militari caduti che va ribadito chiaramente come la guerra scatenata dagli USA è stata un crimine ingiustificabile.
Nel ventesimo anniversario sentiamo il dovere di ribadire che la responsabilità politica della morte dei militari italiani ricade sul governo della destra che decise di accodarsi alla guerra criminale di George Bush Jr. e Tony Blair.
Noi manifestammo in milioni in Italia e in tutto il mondo contro quella guerra. In un’unica data, il 15 febbraio 2003 contemporaneamente 110 milioni di uomini e donne scesero in piazza per rifiutare la guerra.
Lo stesso Papa Giovanni Paolo II si schierò contro quel crimine e altri paesi europei, come Francia e Germania, si dissociarono.
Purtroppo invece l’Italia, in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione, si schierò dalla parte degli invasori.
Nel rinnovare il nostro cordoglio ai familiari delle vittime ribadiamo il nostro no alla guerra.
Continueremo a lottare affinché l’esercito italiano non sia più coinvolto nelle guerre criminali dell’Occidente.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare