Il documento desecretato che racconta la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980
Archivi – Il documento che pubblichiamo proviene dal Ministero dell’Interno, Dipertimento della pubblica sicurezza, identificato con la sigla F. J-7.431 Strage Bologna Doc 15. E’ stato recentemente desecretato e reso accessibile nell’ambito della Direttiva Draghi. Si trova presso l’Archivio centrale dello Stato, sala raccolte speciali.
Commissariato pubblica Sicurezza presso direzione compartimentale FS Bologna
15 settembre 1980
Oggetto: Stazione FS di Bologna Centrale, 2 agosto 1980.
Crollo di parte del fabbricato viaggiatori a seguito attentato dinamitardo
Alle 10,25 di sabato 2 agosto 1980, una terrificante esplosione distruggeva nel volgere di qualche secondo l’intera ala sinistra del fabbricato centrale viaggiatori della stazione di Bologna centrale, determinando il crollo di tutte le opere murarie, sia del piano terra che del piano superiore, che si susseguono dall’atrio biglietteria e partenze sino al bar ristorante di 1a classe (escluso).
Centinaia di persone che in quel momento affollavano l’impianto ferroviario venivano sepolte dalle macerie investite da una raffica di mattoni, detriti ed altri corpi contundenti anche di ferro, scagliati a largo raggio dalla potenza dell’esplosione o, infine, proiettate come fuscelli nel vuoto o contro il materiale rotabile di un convoglio straordinario in sosta sul primo binario.
Al sottufficiale comandante internale del posto Polfer, maresciallo di Ps Bertasi Fulvio e al sottufficiale capoturno, vicebrigadiere di Ps Liguori Lorenzo, che immediatamente accorrevano sul luogo del disastro mentre ancora incombeva nell’aria una nube di polvere scura, si presentava uno scenario di distruzione e morte, mentre dappertutto gente spaventata o ferita si riversava sul piazzale esterno della stazione.
Molti altri fortunatamente illesi cercavano di soccorrere tra le macerie i propri congiunti o coloro che indicavano aiuto.
L’immediata notizia dell’esplosione fornita dopo pochi istanti a questo Commissariato di Ps, alla Centrale Operativa della questura ed alla Direzione compartimentale della Fs consentiva di avviare rapidamente l’organizzazione dei soccorsi, tanto che nel giro di quattro o cinque minuti già alcune ambulanze portavano via i primi feriti estratti in gravi condizioni verso i vari ospedali cittadini.
Numerose persone che avevano riportato solo ferite leggere o lievi contusioni, venivano assistite dal personale sanitario dell’ambulatorio di stazione.
Al momento dell’esplosione la presenza nello scalo di viaggiatori, ferrovieri ed altri addetti ai lavori era valutabile in oltre cinquemila persone, per la concomitante presenza di 12 treni viaggiatori in sosta, ed un tredicesimo in entrata, arrestatosi all’altezza della cabina “B”.
Alla numerosa folla di viaggiatori e dei curiosi, richiamati in gran numero dal fragore dello scoppio, si aggiungeva poi quella dei parenti delle vittime e dei feriti, per cui l’opera di soccorso si presentava fin dall’inizio estremamente difficile, sebbene condotta ad un ritmo frenetico, nella speranza di strappare alla morte coloro che presumibilmente, sebbene sepolti dalle macerie, potevano essere ancora in vita.
Il primo nucleo di uomini della Polfer veniva subito rinforzato da guardie, libere dal servizio e spontaneamente rientrate, e da quelle che frequentano il 33° corso presso il centro addestramento, le quali tutte, nonostante la giovane età, fornivano un meraviglioso esempio di attaccamento al dovere, d’infinito sacrificio, di compostezza esemplare, di silenziosa umana solidarietà, tale da riscuotere apprezzamenti da cittadini, ferrovieri, organi di stampa, vari rappresentanti Consolari, per l’aiuto offerto.
Il lavoro dei Vigili del Fuoco, affiancati da tutti i militari Polfer disponibili e dai militari dell’Esercito, nonché da squadre di operai Fs, procedeva speditamente nella rimozione delle macerie, dei grossi blocchi di granito che costituivano il basamento dell’ala del fabbricato distrutto, nella delimitazione delle aree pericolanti, nell’asportazione mediante uso di fiamma ossidrica delle strutture metalliche divelte e penzolanti.
Così col passare delle ore, mentre continuava il recupero delle salme si delineava sempre più nitida l’ipotesi dell’attentato, una volta riusciti ad arrivare alle caldaie sottostanti ed appurato che le stesse erano intatte.
Infine, verso le ore 21.00 veniva alla luce il fornello prodotto sul pavimento della sala di attesa di 2a classe dell’ordigno, nascosto presumibilmente in una valigia o in uno zaino, forse in un pacco collocato su apposita mensola portabagagli nella citata sala d’attesa, dove si calcola vi si trovassero circa 45 viaggiatori, quasi tutti deceduti.
Gli effetti della deflagrazione, sparsi a raggiera, hanno mietuto vittime da ogni lato:
sul piazzale antistante, dove sono deceduti due tassisti ed un passante e sono andati distrutti nove taxi;
lungo la pensilina antistante io primo binario, sul quale era in sosta il treno straordinario 13534 (Ancona-Basilea) dove i morti sono almeno una decina, alcuni sepolti dalle macerie e dalla tettoia crollata, altri proiettati dallo spostamento d’aria sotto le carrozze del treno, altri ancora lapidati da raffiche di mattoni, vetri e d altri corpi contundenti mentre erano sulla vettura maggiormente colpita, perché distante circa mt. 8,50 dall’epicentro dello scoppio;
A destra delle sale di attesa (dando le spalle ai binari), dove erano ubicate la tavola calda e un piccolo locale per la vendita di bevande;
a sinistra della detta sala, sia lungo la scalinata che dal sottopassaggio, attraverso un corridoio posteriore, immette nell’atrio partenze, sia nell’attigua sala di attesa di 1a classe, anch’essa alquanto affollata per la giornata prefestiva. Pertanto tra le macerie del sottopassaggio, del corridoio e di quel che resta della sala di 1a classe, si recupereranno circa una ventina di salme;
al piano superiore, interamente crollato, dove erano gli uffici della CIGAR, la società che gestisce il bar-ristoratore, ed alcuni uffici della ferrovia. Ivi venivano travolte dal crollo e decedevano sei impiegate, tra queste la figlia del maresciallo di Ps Bertasi, Vice comandante del Posto Polfer di Bologna centrale.
Il triste bilancio dell’attento è di 84 morti e circa duecento feriti, almeno 50 dei qual hanno riportato lesioni gravissime o gravi, con prognosi di guarigione prevista in 40 giorni ed oltre, e con postumi di carattere permanente.
Per disposizione della locale Procura della repubblica si è proceduto all’interrogatorio mediante verbale di sommarie informazioni testimoniali di tutto il personale ferroviario, nonché di personale appartenente a varie categorie di lavoratori (postini, facchini portabagagli, pulitori, esercenti, carrellasti, ecc) presenti nella stazione di Bologna Centrale in mattino del sinistro, allo scopo di acquisire elementi utili alla identificazione degli attentatori.
Nel contempo, fin dal primo giorno, in parallelo con l’opera di soccorso e di identificazione delle salme e dei feriti gravi, attraverso documenti di identificazione estratti dai portafogli e dalle basette rinvenute, è stato organizzato un accurato servizio di recupero bagagli, valori e denaro, inventariando ogni cosa e procedono alla restituzione agli aventi diritto, in tutti quei casi per i quali il diritto di proprietà era stato sicuramente accertato.
Tuttora proseguono accuratissimi servizi di prevenzione nell’ambito del Compartimento, ma soprattutto nella stazione di Bologna Centrale, mediante impiego di un consistente numero di guardie di Ps, allievi del 33° corso Polfer.
Il Vice questore
Dott. Renato Servidio
Per non dimenticare
da Insorgenze.net