Gli anziani anello debole in Toscana come in Lombardia
Oltre 1200 anziani ospiti nelle RSA toscane contagiati da Covid 19. Il Consiglio Regionale istituisca una commissione d’inchiesta: cosa è successo e perché rivederne il modello di gestione verso una ripubblicizzazione per il futuro.
La bella Toscana rossa, Regione a guida monocolore PD che si vanta di essere modello di buon sviluppo costantemente in competizione con la Lombardia , soprattutto sulla sanità e sulle forme di privatizzazione, non è esente in questa tragica pandemia del Covid-19 di episodi gravissimi nelle RSA. Neanche in questo caso si è rivelato è un buon modello da contrapporre a quello rivelatosi fallimentare della Lombardia.
La Regione Toscana che ha delegato tutta la cura degli anziani alle RSA private e convenzionate, con costi altissimi a carico delle famiglie alle quali non sempre veniva tra l’altro riconosciuta la quota sanitaria pro capite, non ha saputo costruire un sistema solido. Le RSA in moltissimi casi, come ci ripartano le cronache oramai quotidiane, non sono state una oasi felice e protetta per i nostri anziani, capaci, in questo frangente, di metterli al riparo dell’epidemia. Da oasi protetta il passo a lazzaretto è stato breve per molte strutture.
Cosa è successo nelle RSA toscane, lo dobbiamo sapere come andranno appurate le responsabilità. La magistratura farà il suo corso, per quanto riguarda invece la Regione Toscana dovrà appurare cosa non ha funzionato del sistema e perché. Oggi sappiamo, a seguito dei tamponi effettuati, che circa 1200 anziani ospiti nelle strutture sono risultati positivi.
L’indagine va dunque estesa a tutte le strutture perché via via i singoli casi che emergono sono allarmanti per le notizie che portano: il covid-19 è entrato in queste RSA, ma anche troppi anziani non sono stati ricoverati e dunque non hanno avuto né le cure necessarie e non sappiamo se hanno avuto quelle umanitarie, e troppo di essi sono deceduti.
Come hanno agito i gestori, nella maggior parte privati, delle strutture, sono stati richiesti i tamponi e sono stati poi effettuati, che misure di isolamento sono state realizzate laddove c’erano anziani contagiati dal virus, il personale era protetto in maniera congrua e quanti di essi si sono infettati per continuare ad andare a lavorare e prestare un opera essenziale. E non ultimo, gli operatori contagiati e in malattia sono stati sostituiti e dopo quanto?
Una indagine che chiarisca quanti decessi in questi mesi di contagio rispetto alla media annuale degli anni precedenti, tanto per far emergere il vero dato degli effetti dell’epidemia.
L’azienda AUsl Toscana Centro ha una sua commissione di indagine che sta lavorando, i due ultimi casi emersi, quello della casa di San Giuseppe e di Villa Gisella a Firenze, sono la conferma che siamo in presenza di un fenomeno drammatico, non isolato. Una vera e propria polveriera.
Ma la Regione Toscana deve attivarsi anch’essa nominando una commissione di indagine, che riguardi tutte le strutture sul territorio regionale (e non solo dunque l’ASL centro) e deve farlo subito. La questione è talmente grave e delicata che non può essere circoscritta alle sole aziende sanitarie e alla Giunta, ma deve vedere il coinvolgimento del Consiglio Regionale.
Nel passato una commissione di indagine è stata nominata per quanto successo al Forteto, erano evidente anche allora i pericoli di strumentalizzazione. Però Il Consiglio Regionale ha votato l’istituzione della commissione di indagine e anche allora il gruppo di Rifondazione Comunista ha sostenuto la sua istituzione, l’ha votata e vi ha lavorato con serietà.
Oggi, la drammaticità di quanto accaduto nelle RSA chiede altrettanto coraggio al Consiglio Regionale: l’istituzione di una commissione di indagine oltre ad appurare quanto accaduto fornirà la cornice per predisporre un nuovo modello regionale affinché mai più si possa ripetersi quanto accaduto con in questa epidemia.
Il limite sostanziale del modello toscano, oltre la pesantissima privatizzazione, è stato quello di un sistema di accreditamento il rapporto medici, infermieri, fisioterapisti rispetto al numero di ospiti. E carente è stato il controllo.
La delega totale al privato, enfatizzazione dei suoi meriti e delle sue capacità (vedi Don Gnocchi) non ha protetto la Regione Toscana nei suoi propositi e le RSA si sono rivelate un l’anello debole dell’epidemia.
Una commissione di indagine che metta sotto la lente di ingrandimento cosa é successo e perché è successo. Un contributo affinché si pongano le basi perché non succeda mai più.
E per il futuro un modello di gestione che rompa la separatezza tra queste strutture e la società nelle sue varie articolazioni a partire dal coinvolgimento nei comitati di gestione delle associazioni dei malati cronici e dei parenti dei pazienti.
Anche il loro vigile controllo e contributo sarà a garanzia che mai più persone anziane e fragili siano abbandonate a se stesse, isolate da affetti e conoscenti, vittime indifese della noncuranza o peggio ancora di una epidemia!