Dopo il voto rimane la politica
“Hey you, dont help them to bury the light
Don’t give in without a fight.”
Hey you – Pink Floyd
Il comitato politico regionale toscano di Rifondazione Comunista ringrazia le candidate e i candidati del partito che si sono spesi senza risparmiarsi in una complicatissima campagna elettorale. Ringrazia inoltre tutte le militanti e i militanti che hanno supportato la lista Toscana a Sinistra dimostrando ancora una volta di essere parte necessaria della sinistra d’alternativa di questa regione. Ringrazia il candidato Presidente Tommaso Fattori per aver condotto la campagna al massimo delle sue possibilità e per il lavoro svolto in consiglio in questi cinque anni insieme al compagno Paolo Sarti. Ringrazia infine i compagni che si sono impegnati e presentati nelle elezioni comunali svoltesi, fra tutti il compagno Roberto Balatri candidato sindaco a Viareggio.
Prima analisi sul voto.
Per la lista Toscana a Sinistra siamo di fronte ad un risultato impietoso: 46.272 voti contro gli 83.187 di cinque anni fa. La percentuale raggiunta è 2,89% e non ci consente di eleggere nessun consigliere. Il quorum è superato solamente in due dei collegi fiorentini: quello cittadino (Firenze 1) e quello della Piana (Firenze 4), mentre rispetto a cinque anni fa si registra una regressione considerevole, più o meno in linea col dato regionale. Nei comuni capoluogo solo Livorno e Pisa superano la soglia del 4%.
Non arriva al 3% la lista “sinistra civica ecologista”, progetto che si proponeva di “spostare a sinistra” la coalizione guidata da Giani e che supera il quorum solo nel collegio di Pisa (5,19%), mentre le liste comuniste presentatesi autonomamente raggiungono insieme il 2% e 32mila voti.
Se in termini assoluti anche il PD perde voti rispetto alle passate regionali il dato politico è la vittoria della continuità, ma con un peggioramento – anche per la qualità del personale politico espresso, a cominciare dal neo governatore Giani – del quadro: avremo il consiglio regionale più a destra di sempre e una sostanziale condivisione delle scelte da parte dei due schieramenti principali, con una agenda che per il profilo politico che esprime ricalca sostanzialmente quella della destra economica e dei poteri forti della regione.
Per quanto ci riguarda è del tutto evidente che, a parte apprezzabili risultati (primi per preferenze su alcuni collegi e buoni risultati su altri), emerge come anche il PRC subisca un arretramento di potenzialità da esprimere al momento del voto, sintomo di un più profondo arretramento del radicamento del partito in ampie parti della nostra regione, nonché una evidente stanchezza nell’aver vissuto questa campagna elettorale. Tutti elementi che, senza estemporaneità, devono essere analizzati nel profondo.
Va anche segnalato come il risultato del referendum sul taglio dei parlamentari ha avuto in Toscana un risultato tutt’altro che trascurabile che ci deve spingere a portare avanti – e collaborare con tutte le realtà che si sono impegnate su questo – una battaglia sulla tenuta democratica, la difesa della carta costituzionale, la sua applicazione e per una legge elettorale puramente proporzionale.
La falsa contendibilità della Toscana.
Il risultato elettorale di Toscana a Sinistra è stato certamente condizionato dalla corsa al voto utile, una campagna pesante che a tratti ha usato la paura come elemento di ricatto sull’elettorato e che tuttavia non spiega per intero ciò che è successo.
L’analisi dei flussi ci parla di circa 40mila voti in uscita dalla nostra lista verso PD e SCE: un segmento di votanti che esprimono una consapevolezza politica e che oggi a differenza di altre tornate è apparso sensibile a questo richiamo. Questa parte di società Toscana, ancora legata alla cultura democratica ed antifascista ha aderito al “voto utile”, in parte turandosi il naso in parte no, per impedire che la regione subisse lo sfregio, comprensibilmente insopportabile, di vedere la Toscana nelle mani di una destra esplicitamente neo razzista e neo fascista. Questa dimensione ci consegna delle domande, all’elettorato che ha compiuto questa scelta ed a noi. Ai primi ed al centrosinistra, questo ricatto elettoralistico quanto potrà durare e quanto potrà pagare ancora. Tenendo conto del fatto che quegli elettori non sono “lumpen proletariat” ma ceti sociali istruiti in via di proletarizzazione. Per noi, PRC, ma anche Tas, è perché non siamo riusciti a spaccare neppure in questi ceti la logica di normalizzazione maggioritaria e non far capire la sostanziale condivisione delle scelte politiche dei due poli nella gestione capitalistica del governo della Toscana. Inoltre se ha pagato la normalizzazione, questo è dovuto certamente anche alla fase di pandemia (con tutte le conseguenze del caso) che ha fatto preferire elementi di “protezione”, individuando nelle coalizioni una necessaria continuità piuttosto che cambiamenti radicali. Una situazione non data a prescindere per il futuro, soprattuto se si avvererà l’assunto che questa normalizzazione ha come fulcro l’esclusione dei più deboli proprio in fasi emergenziali come questa.
La fine dell’anomalia Toscana?
La capacità della sinistra in Toscana di esprimere a livello regionale una rappresentanza istituzionale figlia di un tessuto sociale che raffiguri la “sinistra critica”, fuori da progetti politici neoliberisti, ha subito una forte battuta d’arresto. E sarebbe altresì scorretto avventurarsi in letture che compiano sommatorie di progetti politici diversi seppur appartenenti alla stessa area (sinistra di governo, TAS, liste comuniste ecc).
Emerge in queste elezioni un dato preoccupante: la polarizzazione del voto, conseguenza anche di una legge elettorale progettata per riprodurre un modello americano, sposta una parte dell’elettorato storico della sinistra d’alternativa (quel ceto medio scolarizzato di cui spesso abbiamo discusso) direttamente fra le braccia del partito che realisticamente può battere la destra e governare. E anche le reti associative, sindacali e quelle direttamente politicizzate (che hanno da sempre caratterizzato la base sociale del voto, tra gli altri, a rifondazione comunista in Toscana) hanno risentito del contesto generale, scegliendo alla fine di optare sul candidato forte del PD.
È urgente per noi un approfondimento di conoscenza della società toscana e un lavoro su quale debba essere la funzione del partito oggi. Che tenga conto di due elementi nuovi che ci consegna questo voto: una crisi profonda con alcuni segmenti sociali sopra richiamati e il secondo come l’elemento elettorale non possa essere – tranne per le elezioni comunali, che hanno loro dinamiche meno legate a connessioni politiche più generali, a differenza delle elezioni regionali – l’elemento centrale o principale della nostra azione politica, e che esso possa tornare ad esserlo solo dopo aver ripensato il nostro agire,come partito, come sinistra diffusa, come sinistra che possa avere un ruolo e una riconoscibilità nella società attutale.
Se questo è vero, certamente non ha aiutato la modalità con cui si è costruita prima e poi come è stata portata avanti la campagna elettorale di Toscana a Sinistra. Figlia di una sottovalutazione delle novità del quadro, che sopra sono ricordate. Qui non si possono che evidenziare limiti di eccessiva concentrazione sulle figure delle candidature o di leadership e sulla presunta novità politica che queste rappresentavano o potevano ancora rappresentare rispetto a 5 anni fa. Senza dimenticare lo scarso radicamento di questa esperienza nei cinque anni precedenti, essendo stato svolto un – assolutamente egregio ma quasi esclusivo – lavoro istituzionale.
Ove quindi vi era radicamento (e segmenti sociali, come sopra indicato, a cui parlare) il risultato è stato meno negativo, drammaticamente tale da tutte le altre parti.
Inoltre, complice certo la fase covid abbiamo sofferto la mancanza di momenti effettivi di socializzazione diretta e diffusa, essedo obbligati ad optare per una modalità più pattizia che non ha favorito certo il compattamento e la motivazione dei militanti, di qualunque provenienza, compresi quelli del PRC.
Nella non riconoscibilità sociale non si può non riconoscere una sottovalutazione delle tematiche legate alla domanda di fondo che emergeva: come si risponde alla eccezionalità della crisi economica e sociale che attanaglia – e attanaglierà – la Toscana.
La proposta messa in campo da TAS non ha evidentemente convinto, e il suo racconto ha messo l’accento su tematiche che troppo vagamente rispondevano a quella forte domande, dandosi un taglio più di medio lungo periodo e essendo meno legata alle questioni del lavoro e dell’ emergenza sociale in tempo di crisi.
Alcune proposte.
L’entrata nella fase congressuale pone il partito davanti alla necessità di riflettere con accortezza su quanto accaduto, ma è assolutamente necessario farlo. Senza ipotecare soluzioni o proposte. In questo senso, anche per rispondere alle necessità che molti territori esprimono, è necessario allargare la riflessione del PRC nel suo complesso rispetto a quanto accaduto e dare il più possibile armonia all’atteggiamento del partito medesimo nei vari territori rispetto alle relazioni che si sono create anche in questa campagna elettorale valorizzando la riattivazione di impegno che abbiamo vissuto su alcuni territori. Ma anche rafforzare il rapporto fra le federazioni, spesso non dialoganti.
Per questo il CPR ritiene che vada avviata una fase di ascolto di tutti i territori in vista di una assemblea regionale delle iscritte e iscritti, anche per dare un contributo più ampio che dalla toscana possa venire a seguito di questa esperienza conclusa con le elezioni del 20 21 settembre. E, in prospettiva, provare a costruire un percorso di confronto generale della sinistra alternativa – politica, ma soprattutto sociale – in Toscana, di cui il prc possa essere uno dei promotori.
Il PRC impegna la segreteria a rendersi protagonista di una battaglia democratica per una legge elettorale puramente proporzionale, che sia rispettosa del voto popolare e renda effettivamente uguale il voto in ogni parte della regione.
*Documento approvato con una astensione e una non partecipazione al voto.