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Assange malato e umiliato. Oggi si decide il suo destino nel silenzio dell’Occidente

Assange è accusato di aver pubblicato circa 700.000 documenti riservati relativi alle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti.

Assange è accusato di aver pubblicato circa 700.000 documenti riservati relativi alle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti. 

È iniziata ieri mattina all’Alta Corte di Londra l’udienza cruciale, oggi ci sarà la seconda, per decidere la sorte dell’appello finale della difesa di Julian Assange, giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks, contro la sua contestatissima procedura di estradizione dal Regno Unito negli Usa. Se il ricorso non venisse accolto risulterebbero esaurite le possibilità di azione legale presso la giustizia britannica e rimarrebbe solo un’eventuale opzione presso la Corte europea dei diritti dell’uomo.

Assange è accusato di aver pubblicato circa 700.000 documenti riservati relativi alle attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti, a partire dal 2010, contenenti anche rivelazioni imbarazzanti su crimini di guerra attribuiti alle forze di Washington in Iraq e Afghanistan. Se ritenuto colpevole rischia una pena detentiva monstre fino a 175 anni in una prigione americana.

Ma Assange ieri non era presente in aula in quanto “non stava bene”, come ha detto uno dei suoi legali. Non è la prima volta che l’attivista non partecipa a una udienza: era già accaduto in passato, e Assange aveva preferito l’opzione del videocollegamento dalla cella, a causa di una condizione di salute certificata a più riprese come precaria da medici terzi e delegazioni di organizzazioni internazionali ed evidente nell’aspetto di invecchiamento precoce emerso dalle poche sue immagini rese pubbliche.

La moglie dell’attivista, Stella Assange, ha ringraziato i tanti manifestanti riuniti per ore davanti alla sede dell’Alta Corte. “Julian è un prigioniero politico e la sua vita è a rischio: ciò che è successo a Navalny potrebbe succedere a lui”, ha spiegato la moglie. “L’attacco a Julian è un attacco ai giornalisti di tutto il mondo, un attacco alla verità e un attacco al diritto dell’opinione pubblica di conoscerla”, ha tuonato con al fianco Edward Fitzgerald, uno degli avvocati difensori.

Riferendosi al verdetto dei giudici, Stella Assange ha infine ripetuto che per il marito la consegna agli Stati Uniti o meno è questione di vita o di morte. Ma ha aggiunto che la decisione finale, come in tutti i casi di estradizione, sarà “politica, non giudiziaria” e ha sottolineato come il governo del Regno Unito non avrebbe esitato a negare alla Russia di Vladimir Putin una qualunque persona accusata d’aver pubblicato documenti segreti russi.

A Londra ieri c’era anche l’europarlamentare Dino Giarrusso. “Essere qui – ha detto – è un dovere civile, lo dico da europarlamentare, da giornalista e da cittadino. Oggi non c’è in gioco soltanto il destino di un essere umano, la cui vita è già stata orrendamente mutilata per la sola colpa di diffondere delle verità, ma c’è in gioco molto, molto di più: la libera informazione, la possibilità di informare senza pagare dazio, dunque la sopravvivenza stessa della libertà di pensiero e parola”.

Presenti a Londra anche gli europarlamentari M5S.  ‘’Il caso Assange rappresenta un indicatore sullo stato di salute della nostra informazione e più in generale della nostra democrazia. È inquietante come dal governo italiano non sia arrivata nessuna dichiarazione, nessun commento, nessuna pressione per il rilascio del fondatore di Wikileaks nel giorno dell’audizione dell’Alta Corte di Giustizia britannica”, ha dichiarato Sabrina Pignedoli, europarlamentare pentastellata. “Tutti gli Stati europei devono prendere posizione sulla scia di quanto fatto dalla relatrice speciale delle Nazioni Uniti sulla tortura”.

21/02/2024

da La Notizia

Raffaella Malito

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