Argentina: le proteste contro il governo di Milei non si fermano
Le proteste popolari in Argentina non si fermano: centinaia di persone manifestano oggi a Buenos Aires contro la ‘legge denominata omnibus’, il pacchetto legislativo che contiene numerose riforme presentate dal nuovo presidente argentino Javier Milei.
I manifestanti si sono concentrati nelle strade della capitale argentina per protestare contro le numerose riforme che la nuova legge introdurrà nel paese sud americano.
Le proteste contro Milei sono iniziate la settimana scorsa dopo che ha imposto una serie di riforme che hanno portato a una maggiore inflazione e svalutazione della valuta locale con la conseguente perdita di potere d’acquisto e maggiore disuguaglianza nella popolazione.
Oltre a varie riforme in campo economico il nuovo pacchetto legislativo che il governo vuole introdurre include una modifica del codice penale che dà maggiore libertà di azione alle forze di sicurezza durante le repressioni., la riforma mira a cambiare l’articolo in vigore che regola la “legittima difesa”. Questo implica una depenalizzazione dell’uso della forza per chiunque voglia difendersi.
Sul lato economico le nuove riforme includono, tra le altre cose, la privatizzazione delle imprese statali; una nuova legge per il “riciclaggio” di capitali non dichiarati. La cosiddetta ‘legge omnibus’, elaborata dal governo libertario, come lo definisce Milei, cerca anche di apportare cambiamenti radicali alla legge elettorale , del lavoro e dell’energia..
Ieri, le organizzazioni sindacali e le organizzazioni sociali hanno protestato nella capitale argentina contro il ‘megadecreto’ promosso dal presidente di estrema destra che abroga più di 300 leggi e restringe notevolmente i diritti dei lavoratori.
Le manifestazioni di protesta sono state guidate dalla Confederazione Generale del Lavoro (CGT), che riunisce i più grandi sindacati del paese, si sono unite alle proteste la Central de Trabajadores Argentinos (CTA e CTA Autónoma), e altri gruppi politici e sociali.
In risposta all’azione di Milei, i leader della CGT hanno consegnato un documento alla giustizia per chiedere l’annullamento del decreto del governo. Hanno anche tenuto un breve evento in cui hanno letto un testo rivolto a Milei, con il titolo: ‘Siamo i lavoratori, non siamo ‘la casta'”, così il leader ‘libertario’ chiama i leader politici tradizionali. Frase usata un po’ troppo disinvoltamente da chi intende usare i privilegi della politica per stigmatizzare l’intera classe politica, in Italia ne sappiamo qualcosa. Frase che comunque fa breccia molto facilmente nell’elettorato stanco.
La centrale operaia ha ricordato che Milei “ha promesso di fare delle riforme che sarebbero state pagate da quella che lui chiama “casta politica”.” e che i lavoratori avrebbero ricevuto “i benefici di quel taglio”. Tuttavia, denunciano che le misure dell’estrema destra sono “arbitrarie, incostituzionali e lesive di un vasto numero di diritti civili, commerciali e sociali” che colpiranno proprio i lavoratori stessi.
Hanno anche avvertito che il presidente, che ha recentemente licenziato 7.000 lavoratori della pubblica amministrazione per decreto, intende attuare “una feroce riforma del lavoro regressiva il cui unico obiettivo è quello di disciplinare i lavoratori, tagliare l’attività sindacale e privilegiare solo gli interessi aziendali”. (RT)
La nuova legge introdurrà anche la liberalizzazione completa degli affitti che renderà impossibile, per gli oltre 10 milioni di argentini, riuscire a pagare gli alti canoni di affitto che i proprietari degli immobili chiederanno agli inquilini. Con la grande svalutazione i canoni aumenteranno notevolmente ma gli stipendi sono rimasti allo stesso livello, il che metterà in seria difficoltà gli affittuari.
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