Anche ad Arezzo abbiamo un problema
Covid-19: Il PRC di Arezzo considera gravi le dichiarazioni del direttore della USL Toscana Sud Est Antonio D’Urso. Invece bisogna rilanciare la medicina di territorio e dire No al trasferimento di risorse e funzioni dalla sanità pubblica a quella privata.
La vicenda dell’epidemia da Covid-19 evidenzia, anche ad Arezzo e provincia, la centralità del Servizio sanitario pubblico universale e la necessità di porre rimedio allo smantellamento della sanità di territorio operata, anche in Toscana, negli ultimi 10 anni. Le dichiarazioni del Direttore generale della Asl Toscana Sud Est Antonio D’Urso, che manifestano l’intento di continuare con una politica che appalta al privato funzioni oggi attribuite alla sanità pubblica, sono inaccettabili, oltre ad essere irrazionali, dimostrando di non fare in alcun modo tesoro della terribile lezione che ci viene da questa drammatica epidemia.
Pur non raggiungendo il livello di spoliazione della Lombardia, anche la sanità pubblica toscana ha subito un indebolimento, in omaggio ad una impostazione neoliberista di cui il PD regionale è stato portatore.
Ci aspettavamo una correzione di marcia ed una autocritica nei confronti di questo indebolimento della risposta pubblica alla salvaguardia del diritto alla salute della popolazione. Per questo chiederemo ai nostri rappresentanti regionali di formulare una interrogazione direttamente al Presidente regionale Enrico Rossi, con l’intento di capire quali siano le reali intenzioni della Amministrazione da lui diretta in merito al trasferimento presso la sanità privata di posti letto e di settori di chirurgia fino ad oggi garantiti dall’ospedale San Donato di Arezzo.
Rifondazione Comunista ritiene assolutamente inaccettabile approfittare della emergenza generata dal Covid-19 per fare operazioni di palazzo che indeboliscano la sanità pubblica.
Ci aspettavamo al contrario un rilancio della medicina di base, anche portando sotto il coordinamento della ASL i medici di famiglia, per costituire unità sanitarie d’intervento domiciliare, in grado d’intervenire prontamente per prevenire, scovare il virus e limitare il contagio. Unità sanitarie in grado di intervenire direttamente a casa di quei cittadini che mostrino i sintomi, per individuare i contatti, effettuare i tamponi e i test sierologici. Unità dotate di bombole di ossigeno, ecografi portatili per la diagnosi e con medicine adeguate a fronteggiare fin dall’inizio la malattia. Il solo modo di evitare la congestione degli ospedali è infatti la prevenzione e la capacità d’intervento sul territorio.
Invece assistiamo con sconcerto all’operato ed alle dichiarazioni di un Direttore generale che vuole esternalizzare funzioni dal pubblico al privato, ovvero fare esattamente l’opposto di quello di cui ci sarebbe bisogno.