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Intervista al Segretario regionale Alessandro Favilli

Alessandro Favilli, 61 anni, piombinese, è stato segretario provinciale della Federazione Prc di Piombino e responsabile nazionale ‘grandi vertenze industriali’.

Segretario, inauguriamo il sito web del partito proprio il primo maggio, festa delle lavoratrici e dei lavoratori. È un caso?

Per Rifondazione Comunista non può essere un caso. Il nostro è un partito che affonda le sue radici nella storia e nella tradizione del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici. Il Primo Maggio è il simbolo evidente delle lotte delle classi subordinate di cui il nostro Partito è uno strumento. Oggi, in una crisi che rischia di aumentare le diseguaglianze sociali in maniera drammatica agganciarsi al Primo Maggio significa ricordare che i diritti del lavoro vanno difesi e riconquistati e che noi vogliamo fare la nostra parte in questa lotta.

Parlaci dello stato del partito in Toscana. Quale è stato e quale sarà il suo ruolo il queste settimane difficili e nel prossimo futuro?

Rifondazione Comunista ha avuto un ruolo importante in Toscana fin dalla sua fondazione sia dal punto di vista elettorale che per i numeri dei suoi militanti. Ha raccolto una parte consistente dell’eredità del PCI, al momento del suo scioglimento, e continua ad essere influenzato da quella cultura politica. Naturalmente, negli anni, il PRC Toscano ha assunto caratteristiche originali, non solo attraverso la discussione, l’apertura a esperienze politiche come quelle delle formazioni della nuova sinistra degli anni sessanta e settanta ma anche dalla partecipazione a tutti gli importanti movimenti che hanno attraversato gli ultimi 25 anni, quelli contro la globalizzazione, il femminismo, l’ambientalismo e contro la guerra. Attualmente, dopo una sconfitta generale della nostra parte e della sinistra, dopo avere subito numerose scissioni, restiamo, in Toscana un’organizzazione radicata con una rete importante di Circoli e Federazioni e rappresentanza istituzionale. Siamo un collettivo in grado di dialogare con tutte le forze sociali e politiche a cominciare dall’associazionismo e dai sindacati.


Come sta cambiando il tessuto sociale e anche produttivo della Toscana in questi anni?

Il tessuto produttivo e sociale della Toscana, in questi anni è enormemente mutato ed ha approfondito differenze che erano già presenti. Possiamo dire che la Toscana Felix non esiste più. Le province della costa hanno subito un processo di desertificazione industriale determinata dalle privatizzazioni, ultimo epifenomeno è la siderurgia, i distretti sono in grave crisi provocate da dismissioni e delocalizzazioni e la povertà è in drammatico aumento. Il risultato di tutto ciò è la disgregazione di un tessuto sociale precedentemente abbastanza omogeneo che investe sia le città che i comuni anche piccoli della nostra regione. La vulgata di questi anni ha indirizzato l’immaginario collettivo al pensare che il turismo sarebbe stata la soluzione, in realtà lo sviluppo incontrollato di questo settore, accompagnato dai bassi salari e dalla precarietà e stagionalità del lavoro, ha portato a gravi crisi urbane, vedi Firenze ed a ulteriore impoverimento della costa cementificazione e distruzione ambientale.

In queste settimane il partito ha lavorato molto sul settore della sanità. Come sta affrontando la pandemia da covid19 la regione Toscana dal tuo punto di vista?

Le posizioni di Rifondazione sono note. La nostra critica profonda alle politiche sanitarie e sociali della regione viene da lontano, voglio ricordare che nella scorsa legislatura il Presidente Rossi espulse il PRC dalla maggioranza, togliendo le deleghe al Compagno Allocca e integrando la giunta con l’assessora Saccardi alla sanità, questo passaggio ha determinato la definitiva svolta rispetto all’idea di una sanità universale e pubblica nella nostra regione. Si sono perseguite politiche di apertura sfrenata al privato, ed alla sussidiarità, vedi tutto il comparto della diagnostica, il tutto aggravato dalla centralizzazione in tre enormi asl che ha portato allo smantellamento della medicina territoriale e di prevenzione. Sicuramente l’allentamento delle reti territoriali e di controllo ha influito gravemente sulla diffusione dell’epidemia fino ad arrivare alle tragedie vissute nelle RSA.



Parliamo di regionali: Prima del lockdown pensavamo di andare al voto in primavera, da quello che sappiamo invece si andrà a novembre. Facci un bilancio dell’esperienza di Sì Toscana a Sinistra.

Innanzitutto bisogna dire che l’esperienza di STS è stato un modello nella sua costituzione, attraverso un percorso assembleare e partecipato che dette un buon risultato. In questi 5 anni il Gruppo Consiliare ha svolto un buon lavoro istituzionale. Purtroppo abbiamo mancato nel costruire intorno alla rappresentanza un movimento di discussione politica capillare, fatto che ha portato ad un certo grado di scollamento tra istituzione e democrazia politica. Comunque in un periodo di difficoltà abbiamo rappresentato un elemento di resistenza.



Come sta continuando il percorso e qual è il ruolo di Rifondazione?


Il percorso per la costruzione di uno spazio alternativo alla destra e alle politiche del centro sinistra toscano in vista delle prossime regionali è a buon punto. Abbiamo annunciato che presenteremo una lista che si chiamerà “Toscana a Sinistra” e che competerà. La situazione determinata dall’epidemia rende difficile la discussione diffusa. I Comunisti e la Sinistra hanno bisogno di parlare con i cittadini e le cittadine per discutere i loro punti di vista. Per ora possiamo farlo solo in maniera virtuale e non siamo certo coperti dai mezzi d’informazione. Il ruolo di Rifondazione è ed è stato cercare di creare il massimo di unità delle forze sociali e politiche di classe e della sinistra attorno ad progetto alternativo, cosa non semplice in un campo attraversato da innumerevoli divisioni. Mi sembra che ci stiamo in parte riuscendo e che ci siano ancora i margini di allargamento, per esempio al PCI. Non lasceremo nulla di intentato

Dentro la crisi dei corpi intermedi che presente e futuro vedi per le organizzazioni politiche come la nostra? La forma partito novecentesca riesce a stare al passo con una società che cambia?


La Costituzione assegna ai Partiti un ruolo da protagonisti nella costruzione di una democrazia compiuta. Non da ora la forma di queste organizzazioni è in crisi nel suo rapporto con la società e con lo Stato, lo ebbe a denunciare Enrico Berlinguer. Non abbiamo trovato , in decenni, una soluzione. Il PRC ha discusso a lungo e perlomeno in due conferenze d’organizzazione. La famosa frase di Togliatti che invitava ad “aderire alle pieghe della società” sarebbe ancora un’indicazione, ma nella fase data non siamo in una fase espansiva delle lotte ma piuttosto in una difensiva. Credo che questo sia l’elemento reale di difficoltà per le organizzazioni del movimento operaio. Penso che occorra costruire a partire dalle contraddizioni che questa crisi aprirà nel ciclo del Capitalismo cercando, con le lotte, di determinare processi decisionali diffusi e democratici.


Abbiamo finito. Che diresti per chiudere alle iscritte e agli iscritti di rifondazione e in generale a chi ci segue e ascolta con attenzione?

Direi di affrontare questo periodo con la forza ed il coraggio che i nostri militanti hanno sempre dimostrato. La nostra lotta contro il capitalismo è giusta oggi come ai tempi della prima internazionale. Abbiamo un compito grandissimo salvare un pianeta che questo sistema va distruggendo.

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