ONU chiede la chiusura della prigione di Guantanamo
Dopo la pubblicazione del rapporto ONU in cui viene denunciato che i restanti 30 detenuti che si trovano nella prigione statunitense nella base militare di Guantanamo affrontano “un costante trattamento crudele, disumano e degradante secondo il diritto internazionale” la Cina si unisce a tale denuncia.
La Cina ha denunciato le violazioni dei diritti umani e l’arbitrarietà della detenzione delle persone trattenute nella prigione statunitense a Guantanamo, un territorio occupato illegalmente a Cuba dagli Stati Uniti.
Nella sua conferenza stampa quotidiana, Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha criticato gli scandali e gli abuso nei confronti dei detenuti nella prigione di Guantanamo.
Secondo la portavoce, gli Stati Uniti hanno ripetutamente promesso di chiudere la prigione, ma fino ad oggi ci sono ancora decine di persone incarcerate in quel centro, di cui solo poche sono state accusate o condannate legalmente.
Il diplomatico ha così reagito a un rapporto del relatore speciale sulla protezione dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo delle Nazioni Unite, che ha chiesto di dare priorità alla chiusura del penitenziario a causa delle ingiustizie commesse.
Il funzionario ha inoltre denunciato l’esistenza delle cosiddette “prigioni nere” degli Stati Uniti in almeno 54 paesi e regioni del mondo criticando l’inosservanza da parte della Casa Bianca dei numerosi rapporti redatti da esperti sui diritti umani, nei quali viene chiesta la chiusura di queste illegali strutture detentive.
La denuncia di Pechino arriva dopo la pubblicazione da parte del relatore speciale delle Nazioni Unite Fionnuala Ni Aolain di un rapporto in cui vengono denunciate torture ed incarcerazioni arbitrarie nei confronti dei detenuti nella prigione di Guantanamo.
“Ho osservato che dopo due decenni di detenzione, la sofferenza dei detenuti è profonda e continua”, ha detto. “Ognuno dei detenuti che ho incontrato vive con i danni implacabili che derivano dalle pratiche sistematiche di consegna, tortura e detenzione arbitraria”.
Secondo AP il relatore speciale delle Nazioni Unite ha riferito che i 30 uomini stanno ancora affrontando un trattamento severo, compresa la costante sorveglianza, l’espulsione forzata dalle loro celle e l’uso ingiusto delle restrizioni.
Lunedì si celebrava la Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura promossa dall’ONU. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha rilasciato una dichiarazione nella quale si legge che gli Stati Uniti “riaffermano la condanna della tortura dove e quando si verifica e sono solidali con le vittime e i sopravvissuti alla tortura in tutto il mondo”. Le solite lacrime di coccodrillo statunitensi prive di ogni riferimento nella realtà.
Normalmente dalla Casa Bianca arrivano accuse di violazione dei diritti umani ed accuse di tortura dei prigionieri solamente quando queste pratiche avvengono nei paesi da loro considerati ostili come la Cina, l’Iran, Cuba e via dicendo. Si dimenticano invece delle violazioni che loro commettono in giro per il mondo e quelle commesse dai paesi da loro protetti come ad esempio l’Ucraina.
In quest’ultimo paese un altro rapporto ONU denuncia il sistematico uso della tortura nei confronti dei prigionieri, al fine di ottenere informazioni, che spesso porta alla morte del detenuto e l’uso disinvolto di arresti arbitrari.
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