Il discorso di Putin alla nazione
Dietro al discorso pronunciato ieri da Vladimir Putin all’indomani del tentativo di colpo di stato, di ribellione, di semplice manifestazione di dissenso nei confronti delle decisioni del governo di Mosca, come ha definito Prigozhin la sua azione, si celavano molte aspettative.
Le aspettative erano molte e le ipotesi su cosa avrebbe detto si rincorrevano: c’era chi aspettava l’annuncio di un cambio al vertice del ministero della difesa come richiesto dallo stesso Prigozhin in più occasioni, chi pensava che Putin avrebbe dato l’ordine di incrementare le azioni belliche in Ucraina, ma tutte queste ipotesi sono rimaste tali.
Riportiamo di seguito la traduzione del discorso pronunciato ieri dal presidente russo.
“Cari amici,
ancora una volta mi rivolgo oggi a tutti i cittadini della Russia. Vi ringrazio per la vostra fermezza e coesione, per il patriottismo. La solidarietà civile ha mostrato che qualsiasi ricatto, qualsiasi tentativo di provocare una rivolta interna è condannato al fallimento.
Ribadirò che si è manifestato un altissimo consolidamento sia della società, sia del potere esecutivo e legislativo ad ogni livello. Le organizzazioni sociali, le confessioni religiose, i più eminenti partiti politici, di fatto l’intera società russa ha assunto una determinata e inequivocabile posizione di sostegno all’ordine costituzionale. A unire e compattare tutti è stata la cosa più importante: la responsabilità per il destino della Patria.
Sottolineo che, fin dal principio degli eventi, sono state immediatamente prese tutte le decisioni che erano indispensabili a neutralizzare il pericolo insorto, a difendere l’assetto costituzionale, la vita e la sicurezza dei nostri cittadini.
La rivolta armata sarebbe stata repressa in ogni caso. Coloro che l’avevano organizzata – nonostante la scarsa lucidità – non potevano non capirlo. Avevano capito tutto, compreso il fatto che stavano andando incontro ad azioni criminali, a una frattura e a un indebolimento del Paese nello stesso momento in cui sta affrontando una minaccia colossale, una pressione esterna senza precedenti, nello stesso momento in cui al fronte, al grido «Non un passo indietro!», muoiono i nostri compagni.
Tuttavia, coloro che hanno organizzato la rivolta, nel tradire il proprio Paese e il proprio popolo, hanno tradito anche quelli che hanno coinvolto in questo crimine. Hanno mentito a costoro, spingendoli a morire, ad affrontare il fuoco, a sparare ai propri compagni.
Proprio a questo esito, al fratricidio, miravano i nemici della Russia, tanto i neonazisti di Kiev, quanto i loro tutori occidentali e i nazional-traditori di varia sorta. Avrebbero voluto che i soldati russi si uccidessero a vicenda, che morissero militari e civili, che, in definitiva, la Russia fosse sconfitta e la nostra società spartita, soffocata in una sanguinaria contesa.
Si fregavano già le mani, sognando di prendersi una rivincita per i propri insuccessi al fronte e per il decorso della cosiddetta controffensiva, ma hanno fatto male i loro conti.
Ringrazio tutti i nostri militari, i rappresentanti delle Forze dell’Ordine, dei Servizi Speciali che si sono contrapposti ai rivoltosi, che sono rimasti fedeli al proprio dovere, al giuramento dato e al proprio popolo. Il coraggio e l’abnegazione dei nostri eroici aviatori ha salvaguardato la Russia da conseguenze tragiche e devastanti. Al tempo stesso noi sapevamo e sappiamo che la stragrande maggioranza dei soldati e degli ufficiali del gruppo «Wagner» è pure costituita da patrioti russi, devoti al proprio popolo e al proprio Stato. Lo hanno dimostrato col loro coraggio sul campo di battaglia, liberando il Donbass e la Novorossija. Hanno cercato di sfruttarli a loro insaputa contro i loro stessi fratelli d’arme, a fianco dei quali avevano combattuto per il Paese e per il suo futuro. Per questo, fin dal principio degli eventi, ho dato diretta disposizione che si agisse in modo da evitare un grande spargimento di sangue. A tal fine è stato necessario del tempo, anche per dare a coloro che avevano commesso questo errore, la possibilità di ricredersi, di capire che le loro azioni erano condannate in modo risoluto dalla società, di capire a quali conseguenze tragiche e devastanti per la Russia e per il nostro Stato stava portando la mala avventura di cui erano stati resi conniventi.
Ringrazio i soldati e gli ufficiali del gruppo «Wagner» che hanno preso la sola giusta decisione, quella di non andare incontro a una carneficina fratricida e che si sono fermati in tempo. Voi avete oggi la possibilità di restare al servizio della Russia, sottoscrivendo un contratto con il Ministero della Difesa o con altri organi di sicurezza, oppure di ritornare dai vostri parenti e i vostri cari. Chi vuole, potrà andarsene in Bielorussia. La promessa che ho fatto sarà mantenuta. Ripeto, la scelta è vostra, ma sono certo che sarà la scelta di soldati della Russia che hanno compreso il proprio tragico errore.
Sono riconoscente al Presidente della Bielorussia, Aleksandr Grigor’evich Lukashenko per i suoi sforzi e per aver contribuito a risolvere in modo pacifico la situazione.
Ma ancora ribadisco che è stato proprio l’assetto patriottico dei cittadini e il consolidamento di tutta la società della Russia ad aver avuto un ruolo decisivo in questi giorni. Questo sostegno ci ha permesso di superare insieme prove di enorme difficoltà per la nostra Patria.
Grazie per questo. Vi ringrazio.”
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